Ginestra sorge sulla sommità di una collina distante circa 5km da Monteleone Sabino, di cui è una frazione. Il centro abitato gode di una posizione ben difesa naturalmente e svolge una funzione di controllo della viabilità. Entrambe queste peculiarità spiegano bene la scelta del luogo dell’insediamento.
La più antica menzione di Ginestra risale al 794 quando avviene una scambio di beni tra l’Abbazia di Farfa e l’Abbazia di S. Salvatore Maggiore. Nel documento 160 contenuto nel Regesto di Farfa si trova allora nominato un possedimento “in pede de ginestreto” situato nel territorio di Rieti. Ma è solo nel X secolo che si trova attestazione certa del “castello de la Ginestra”, quando in un documento del Chronicon farfense un documento del 1047 registra che “il castello de la Ginestra” venne acquistato dall’abate Berardo I di Farfa.

L’attuale centro storico di Ginestra mostra ancora intatta la struttura del primitivo insediamento medievale con le abitazioni disposte a forma di circolo su un perimetro ovale in modo che i muri delle case funzionassero un po’ come mura per aumentare le capacità difensive. Con una ripida salita dal suggestivo nome di via Scaloni si arriva sulla parte più alta del piccolo insediamento medievale dove sorge la torre quattrocentesca. In origine doveva essere la rampa di accesso al castellum. Questo insediamento fortificato conserva la torre come elemento isolato posizionato al centro del cortile interno del castello. La torre ha esternamente una forma pentagonale e si sviluppa in altezza per circa 20m. La funzione primaria della torre, come denota la forma, era di difesa. Torri di questa forma infatti sono spesso torri da combattimento indipendenti e non sono progettate per garantire un’abitazione permanente. 

La forma pentagonale la distingue per essere principalmente una torre di avvistamento e di rifugio durante gli assedi. Nel Medioevo, in caso di assedio, una torre massiccia come quella di Ginestra, era senza dubbio l’edificio più sicuro in cui donne, anziani e bambini potevano rifugiarsi durante i combattimenti. Le dimensioni interne erano ristrette con diversi piani sovrapposti con pavimenti e scale di legno. Poche sono le finestre che ancora oggi si aprono nelle murature. La torre era un elemento autonomo del castello tanto che aveva un proprio accesso, come di consueto soprelevato. Come ufficio primario doveva avere funzioni di vedetta e di rifugio per gli abitanti del territorio circostante. È costruita in pietra ed ha all’interno un cortile quadrangolare. La terrazza o piattaforma di combattimento era spesso circondata da merlature, purtroppo non sopravvissute fino ai giorni nostri. Non sappiamo se la terrazza della torre fosse coperta, se avesse un tetto arretrato che creava una passerella scoperta tra tetto e merli o se fosse lasciata scoperta come la vediamo oggi. La piattaforma di combattimento offriva comunque una vista panoramica dell’area circostante e consentiva l’uso di armi a lunga gittata. Raramente comunque grandi armi balistiche come le catapulte venivano posizionate sulle piattaforme di combattimento. Proprio come le più antiche case-torri della nobiltà, le torri pentagonali ebbero una significativa funzione rappresentativa, tanto che diversi studiosi ne sottolineano il ruolo di status symbol. Secondo studi recenti infatti, torri di questo tipo sono paragonabili alle torri familiari medievali presenti in alcune città.

La torre medievale fu eretta nel 1483 per volontà di Gabriele Cesarini. Dalla metà del secolo scorso è utilizzata come alloggiamento di un serbatoio per l’acqua potabile. Dopo un importante lavoro di recupero e messa in sicurezza, oggi è destinata ad ospitare uno spazio espositivo ed eventi culturali.