Questi monumenti hanno un interesse storico-antiquario dal momento che in gran numero sono stati trovati in zona. La maggior parte di essi sono considerati decorazioni di sepolcri ma possono anche essere segnacoli di tombe. Questo genere di sculture era molto diffuso in età romana durante il periodo augusteo. 

In Italia, specie in area centro italica, questo tipo di rappresentazioni costituiscono una classe di sculture ben definita. In generale sono stati realizzati tra l’età tardo repubblicana e la prima età giulio-claudia (fine I secolo a.C.- metà I secolo d.C.) da botteghe attive sui vari territori replicando schemi figurativi standardizzati. Lo stato di conservazione è nella maggior parte dei casi frammentario, tuttavia è possibile valutare il livello qualitativo dell’esecuzione che si rivela più o meno ordinario denotando una produzione locale che si desume anche dal materiale utilizzato, per lo più una pietra locale reperibile sul posto.

Gli animali rappresentati sono sempre di sesso maschile e sono ricavati da un unico blocco insieme alla base. Si tratta sempre però di rappresentazioni a dimensione minore del vero pur essendo sculture di dimensioni considerevoli. L’impianto della figura è sviluppato su un blocco parallelepipedo ed è di estrema essenzialità. Sono concepiti per una visione frontale tanto che le dimensioni del corpo sono proporzionate a quelle della testa che è di norma più curata nei dettagli della realizzazione. La testa degli esemplari conservati a Monteleone Sabino è di forma tondeggiante con a criniera a raggiera resa con ciocche distinte, arcuate o serpeggianti a fiamma, che comunque non lasciano percepire passaggi bruschi tra il piano frontale e quello laterale. Il trattamento del corpo è rigido e schematizzato, spesso non sono evidenziate le masse muscolari. Le fauci sono aperte con zanne e dentatura evidenziate, la lingua pendente. Il leone poteva essere rappresentato in posizione “di attacco” cioè con le zampe posteriori erette e le anteriori ripiegate, una della quali magari poggiata su un sostegno, oppure in posizione eretta o accosciati sulle quattro zampe, o seduti sulle zampe posteriori.

Il simbolo del leone deriva dalla cultura greco-ellenistica, ed ha una grande diffusione nel mondo antico. Allude probabilmente allo spaventoso potere della morte. L’archetipo, il modello originario di ispirazione, era probabilmente il complesso funerario di Alicarnasso, dove i leoni hanno funzione decorativa accessoria. Questa iconografia di remota origine orientale passa nel mondo greco attico e nei centri dell’Etruria meridionale raffigurato sin dal periodo orientalizzante. Sembra però assente un collegamento diretto con l’iconografia dei leoni tardo repubblicani che presentano l’esasperata accentuazione del volume della testa e la resa della criniera che mantiene una evidente intonazione classicistica.

I leoni monteleonesi sono oggi visibili in numero di 10 riutilizzati su tutto il territorio del Comune ad abbellimento dei luoghi pubblici, come la piazza principale del paese o l’ingresso del Santuario di Santa Vittoria. Un numero considerevole, ben 5 esemplari, è concentrato nei pressi della chiesa di Santa Vittoria, mentre altri 4 sono riutilizzati nel paese. A Monteleone Sabino le statue furono realizzate in pietra locale e per la maggior parte sono frammentarie, molto danneggiate e con lacune di varia dimensione. Spesso l’erosione delle superfici non permette la lettura dei dettagli. Nella maggior parte dei casi non si conosce l’esatta provenienza della scultura e quasi sempre questa è reimpiegata in una collocazione che ne esalta la visibilità e il carattere dominante. 

Un esempio di come potevano essere utilizzati in origine questi leoni è il mausoleo di C. Ennius Marsus a Sepino che in età augustea si fece erigere un monumento funerario a torre cilindrica su base quadrata con leoni funerari agli angoli della base. Si tratta di un sepolcro strutturato architettonicamente con le statue leonine che ne completano la decorazione.

Il leone oggi al lato del Monumento in ricordo della strage nazifascista del XXIV aprile 1944 nei pressi di S. Vittoria, con la tabella iscritta che riporta il nome della defunta HILARAE, è da considerarsi come segnacolo stesso della tomba più che elemento decorativo di un sepolcro.