L’anfiteatro, già individuato dal Guattani agli inizi del XIX sec., occupa l’estremità occidentale dell’attuale località “Pantano” ed è in parte scavato nella roccia, in parte costruito in opera mista di reticolato e laterizi. Prima degli scavi archeologici che hanno portato alla luce il monumento, emergeva tra la vegetazione solo un alto muraglione, erano visibili parti delle sostruzioni e si riconosceva solo la vaga forma della struttura.

Nel 1958 un primo intervento di ricerca archeologica fu condotto, nell’ambito di un cantiere-scuola, dagli allora giovani archeologi Adriano La Regina, Filippo Coarelli, Mario Torelli e Fausto Zevi.

Il Comune di Monteleone Sabino, allo scopo di valorizzare il monumento noto, ma ancora non in luce, decise di espropriare le particelle catastali sulle quali insiste l’anfiteatro.

Grazie a fondi europei, nell’ambito di un progetto di valorizzazione intrapreso dalla Regione Lazio, nel 1998 sono iniziate le nuove indagini archeologiche che hanno riportato alla luce la quasi totalità del monumento, nonché due grandi epigrafi in marmo di Luni che menzionano il rifacimento dell’anfiteatro ad opera dell’imperatore Traiano.

Oltre a 33 ambienti radiali, che sorreggevano la cavea, sono stati messi in luce i due ingressi monumentali alle estremità dell’asse maggiore, un tratto basolato, nonché le gallerie, gli ambienti ipogei e i condotti di servizio dell’anfiteatro. La galleria sottostante l’arena, coperta da volta a botte oggi crollata, era raggiungibile dall’antico foro attraverso un lungo corridoio sotterraneo, ed è caratterizzata da un ambiente semilunato con grande nicchia rettangolare e da una serie di mensole in calcare che sostenevano un impalcato ligneo. Nel corso degli scavi sono state rinvenute due grandi epigrafi in marmo di Luni, databili al 115 d.C., che menzionano il rifacimento dell’anfiteatro ad opera dell’imperatore Traiano. Una delle due epigrafi è conservata nel sito dell’anfiteatro, l’altra è esposta nel museo.

L’anfiteatro doveva costituire un grosso polo di attrazione per tutta la popolazione sparsa nel territorio circostante. Due rilievi conservati nel locale museo civico (scena gladiatoria e un gladiatore stante), nonché il noto rilievo con scena di venatio da Ponte Buida, conservato presso il Museo Civico di Rieti, indicano la rilevanza che in questa zona e in area sabina in genere era attribuita ai giochi dell’arena.

Nel corso degli anni, per rendere fruibile l’area archeologica, si è realizzato un centro servizi per i visitatori e si è provveduto alla restituzione dell’unità dell’arena con il consolidamento e la copertura della galleria ipogea centrale.

Da ultimo nel 2020 la competente Soprintendenza ha iniziato un’azione volta a rifunzionalizzare parte dell’anfiteatro, per renderlo fruibile anche per spettacoli, al contempo indagando archeologicamente la porzione ancora completamente ricoperta.